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Siamo veramente noi a decidere le nostre azioni o si tratta di una convinzione errata? Ecco un piccolo riassunto del dibattito nato nel mondo scientifico dopo gli esperimenti di Benjamin Libet e John Dylan Haynes.

 

 

Gli esperimenti di  Benjamin Libet dimostrarono una cosa ritenuta sorprendente: le aree cerebrali in cui viene deciso un movimento  determinano un gesto  alcuni decimi di secondo prima che  le aree cerebrali adibite alle scelte consapevoli possano entrare in azione. In pratica il movimento della mano è stato già deciso, secondo criteri tutti da definire, prima ancora che nella nostra coscienza si sia stabilito che la mano debba muoversi. John Dylan Haynes ha confermato in tempi più recenti e con strumenti molto più precisi quanto scoperto da Libet riuscendo a indovinare nel 60% dei casi quale fra due pulsanti una persona avrebbe premuto semplicemente monitorando l’area cerebrale (corteccia prefrontale) che pianifica i movimenti.  Dalle scoperte di Libet ed Haynes è nata una corrente di pensiero all’interno delle neuroscienze i cui aderenti vengono chiamati deterministi.  Secondo i deterministi a guidare le nostre azioni non sono nè la coscienza nè la razionalità ma una serie di processi mentali in gran parte sconosciuti a cui possiamo dare  il nome di  inconscio.

 

E’ vero! L’azione nasce da processi inconsci (vedi nota in fondo all’articolo) ma la “coscienza” man mano che entra in funzione può bloccare quanto si stava facendo, ribattono i non deterministi verso cui  mi sento in sintonia, infatti Haynes riusciva a prevedere il 60% delle azioni ma non il 100%.
Non a caso l’etica, da sempre associata alla coscienza, fonda i suoi precetti sul non fare e nei 10 comandamenti gli ultimi sei che riguardano regole di convivenza sono tutti basati sul non fare, (non rubare, non dire falsa testimonianza ecc.).

Secondo Goleman nel cervello umano è presente una centralina di allarme (L’amigdala) che monitora l’ambiente e confronta ciò che i nostri sensi registrano  con eventi simili di cui abbiamo conoscenza alla ricerca di elementi emotivamente significativi, detta in maniera più semplice se la “centralina d’allarme” registra un pericolo o comunque qualcosa di emotivamente importante a cui dare risposta lancia segnali di emergenza che ovviamente hanno una corsia preferenziale e determinano una risposta “istintiva”, (se scivolate, prima ancora di comprendere che state cadendo, le vostre mani si posizioneranno in modo da proteggere le parti più importanti del corpo o attutire la caduta). Poichè anche il sistema di allarme più perfetto prende delle cantonate o reagisce in maniera eccessiva o inopportuna, (inutile tirare giù dal letto tutto il vicinato con le sirene per un gatto che fa scattare l’allarme) , anche il cervello umano ha un codice di disattivazione dell’allarme costituito dai neuroni inibitori situati nei lobi prefrontali.

 

Lo schema fondamentale del cervello è costruito intorno a una semplice opposizione: alcuni neuroni innescano un’azione , altri la inibiscono. Dall’orchestrazione finemente sincronizzata di queste tendenze contrapposte deriva l’esecuzione fluida dell’atto, non importa se si tratta di un discorso persuasivo  o dell’incisione precisa praticata da un chirurgo esperto. (Daniel Goleman)

 

Nel caso di persone che non riescono a controllare le proprie reazioni il problema sembrerebbe risiedere proprio in circuiti inibitori difettosi che rendono un individuo incapace di fermarsi una volta entrato in azione perchè inabile a bloccare le frenetiche direttive dell’amigdala (la centralina di allarme).

 

 Per correttezza va ricordato anche  che nuovi studi sui batteri residenti nel corpo umano, prevalentemente nell’intestino, hanno dimostrato che questi non si comportano da semplici commensali ma influiscono e non poco sulla vita di ognuno di noi, inoltre i batteri dell’intestino possono agire anche  sul comportamento attraverso il nervo vago, (il nervo che mette in comunicazione cervello e intestino). Alcuni esperimenti sui topi condotti da John Cryan hanno verificato che somministrando il lactobacillus rhamnosus si rendeva poco ansiosa la risposta degli animaletti allo stress.  Siamo ancora alle battute iniziali ma questi studi potrebbero riservarci delle sorprese, in fondo il 90% del nostro corpo è costituito dai batteri.

 

Ettore Panella

Nota

Molto interessante è il fenomeno della visione cieca. Alcune persone dopo una lesione all’area IV della corteccia  visiva sono diventate cieche. particolare curioso, se si proiettava su un muro un puntino luminoso e si chiedeva al paziente di toccarlo lui lo faceva senza problemi pur dichiarando di non vederlo.  Il fenomeno apparentemente incomprensibile è dovuto al fatto che la via arcaica porta le informazioni visive dalla retina ai lobi parietali ed essendo intatta permette al cervello di sapere dove si trova il punto luminoso e fare i complessi calcoli per permettere alla mano di toccarlo ma poichè la via recente che porta le informazioni captate dalla retina alla corteccia visiva era lesa il paziente non era cosciente di ciò che vedeva. Il fenomeno della visione cieca ci mostra quindi che addirittura è possibile che il cervello compia azioni senza che mai la coscienza intervenga.

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