Al momento stai visualizzando Nomen Omen: il destino del nome
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Secondo gli antichi il nome è in qualche modo un presagio del destino. C’è qualcosa di vero in questa convinzione?  Il mio destino sarebbe stato diverso con un nome diverso? Un genitore fa bene a mettere un nome importante al figlio come ad esempio hanno fatto i genitori del ricercato Cesare Battisti?

   

 

Da sempre mi sono domandato se la mia vita sarebbe stata diversa qualora i miei genitori mi avessero dato un nome diverso.  Nomen omen , (più o meno traducibile con: il nome è un presagio del destino), è solo una delle tante superstizioni del popolo romano o gli antichi hanno osservato un fenomeno reale?

Quando la vicenda di Cesare Battisti ha conquistato le pagine dei giornali il vecchio quesito mi è immediatamente tornato alla mente.  Fermo restando, ovviamente, le responsabilità personali e il dovere di espiare le proprie colpe, è possibile che un nome così pesante abbia favorito l’adesione dell’allora giovane all’ideologia terrorista?
Se da un lato molti giovani caddero nella rete del terrorismo pur non avendo nomi altisonanti, bisogna dire che le analogie tra la storia dell’eroe Cesare Battisti e quella del terrorista  sono diverse.

Ho trovato utili due esperimenti.   Hans Eysenck, (psicologo famoso per la frase: se non si può misurare non esiste) svolse uno studio sulla personalità e il segno zodiacale dividendo però le persone a cui offriva il questionario tra quelle che dicevano di credere che vi fosse una relazione tra la personalità e il giorno di nascita e quelle che al contrario affermavano di non avere alcuna nozione di astrologia.
Mentre tra quelli che avevano dichiarato di non avere nozioni  di astrologia non si misurò nessuna relazione sostanziale tra personalità e segno zodiacale,  nel gruppo di chi credeva nell’astrologia, invece, questa relazione apparve evidente. In pratica chi riteneva che essendo di un determinato segno dovesse avere una determinata personalità tendeva ad assumere (o perlomeno a credere di avere) le caratteristiche del proprio segno.

Un altro esperimento forse ancora più calzante lo ha condotto lo psicologo Gustav Jahoda studiando una popolazione del Ghana. Questa popolazione dava ai bambini anche un nome che dipendeva dal giorno della settimana e a chi nasceva in un determinato giorno veniva attribuita una certa personalità. In particolare i nati di lunedì erano i kwadwo ed erano considerati timidi e tranquilli mentre i nati di mercoledì erano i kwaku ed erano considerati indisciplinati. 
Andando a scartabellare tra i verbali dei tribunali minorili di quel paese, lo psicologo scoprì che vi comparivano molti più kwaku e molti meno kwadwo.  Anche in questo caso molti ragazzi si erano uniformati alla caratteristica associata al proprio nome per cui gli indisciplinati diventavano più facilmente preda del mondo criminale. Bisogna altresì riconoscere la possibile occorrenza dell’effetto opposto: anche le altre persone si aspettavano che i nati di mercoledì fossero potenzialmente più inclini al crimine e quindi non si può escludere che questo pregiudizio abbia potuto penalizzare i ragazzi kwaku.

Dopo queste ricerche mi sono rifatto la domanda di sempre, la mia vita sarebbe cambiata se invece di chiamarmi Ettore mi fossi chiamato Mario o Luigi? Sicuramente in qualcosa sarebbe cambiata ma quanto?

Quando dei genitori scelgono per il proprio figlio  un nome importante o comunque associato a delle virtù, di fatto esprimono delle aspettative, magari inconsapevoli. In qualche modo offrono un esempio da seguire  al figlio, un modello con cui confrontarsi.  Purtroppo i modelli tendono ad essere particolarmente impegnativi, giusto per usare una metafora sportiva i modelli rappresentano una asticella molto alta da saltare. Eguagliare persone che hanno lasciato un segno o peggio ancora virtù portate alla loro massima espressione non è alla portata di tutti e la frustrazione è dietro l’angolo.  Senza contare che magari uno può anche chiamarsi Antonio Vivaldi ma non è detto che desideri veramente fare il musicista.

Nel mio caso fortunatamente il nome mi è stato dato in ossequio alla tradizione che vuole tramandato il nome del nonno paterno e quindi su di me non hanno pesato aspettative familiari .

Non esistono solo i genitori ma anche la comunità può avere aspettative rispetto al nome, pensiamo ad un poveretto che si chiama Giacomo Leopardi e immaginiamo le sue interrogazioni con l’insegnante di letteratura o comunque con gli insegnanti.  Immaginiamo ancora quale conflitto interiore possa svilupparsi nel povero Giacomo qualora non sia molto avvezzo al bel scrivere ma si senta più portato verso lo sport e il ballo, (immaginiamoci pure i rimproveri degli insegnanti, nel suo caso certamente più aspri, e i vari sfottò).

Ribadendo che chi ha commesso dei reati debba risponderne all’autorità competente,  torno in fondo all’aspetto che a me interessa di più: se invece di Cesare Battisti il ricercato si fosse chiamato Pasquale Battisti cosa sarebbe cambiato nella sua vita?  Purtroppo non potremo mai saperlo! In fondo le ideologie malate hanno esercitato un fascino nefasto su una intera generazione, è però  possibile che una spinta aggiuntiva sia arrivata dal desiderio di emulare l’eroe triestino ed abbia quindi visto nel terrorismo l’opportunità di realizzare il destino disegnato nel suo nome.

Non ho la presunzione di arrivare a conclusioni definitive però in qualità di genitore eviterei come la peste di attribuire ad un bambino un nome impegnativo, in fondo anche alcune verifiche sperimentali ci dicono che degli effetti ci sono, non c’è determinismo ovviamente, (infatti comunque i nati di mercoledì nel Ghana non sono tutti criminali e qualche nato di lunedì pure si è distinto agli occhi della legge). Credo sia meglio offrire esempi con la propria condotta di vita evitando di promuovere alcuni valori a parole e facendo altro nei fatti piuttosto che caricare il nome di un surplus di attese.

ALTRE RICERCHE

Non ho voluto appesantire questo articolo citando una serie di ricerche comunque interessanti sul rapporto nome e destino però effettivamente non sarebbe corretto ignorarle. Le inserisco quì a fine testo lasciando al lettore la possibilità di leggere oppure farne a meno visto che non aggiungono nulla a quanto già detto anche se va riconosciuto con onestà che non tutti le hanno ritenute valide trovando dei punti di debolezza nel metodo usato o nel campione.

Secondo una ricerca degli anni 60 chi avesse nomi insoliti era più facile preda di disturbi psicotici. Un’ altra ha affermato che  gli insegnanti fossero più propensi a dare voti alti a chi possedesse un nome gradevole. Secondo una ricerca chi avesse cognomi con connotazioni negative, ad esempio Gobbo era esposto al complesso di inferiorità.  
Addirittura Nicholas Christenfeld, David Phillips e Laura Glynn fecero una ricerca sui certificati di morte di un fornito schedario  dividendoli in diversi gruppi utilizzando le prime tre lettere del cognome. Concentrarono in seguito l’attenzione su due gruppi specifici, quello in cui le prime tre lettere esprimevano concetti positivi, (ad esempio ace=asso), e quello che esprimeva concetti negativi  ,(ad esempio pig=maiale).
Le loro statistiche diedero un risultato sconfortante, gli uomini con iniziali del cognome positivo vissero quattro anni e mezzo più della media e le donne tre mentre gli uomini con iniziali del cognome negativo morirono tre anni prima al contrario delle donne dove i ricercatori non riscontrarono alcun effetto.
Di segno opposto invece la ricerca dello psicologo Zweingenhaft. Secondo i suoi dati le persone con un nome inconsueto vengono  ricordate meglio e quindi hanno più possibilità di successo.
Pelham verificò che chi avesse un nome o un cognome uguale ad una località geografica tendesse ad andarci a vivere e che , consultando i certificati di matrimonio, ci fossero molte più coppie che condividessero la stessa iniziale del cognome rispetto a quanto fosse lecito aspettarsi per semplice casualità.
Addirittura confrontò i dati della campagna elettorale americana in cui si sfidarono Bush e Gore. Chi aveva un cognome che iniziava per G tendeva a fare donazioni per gore e chi aveva il cognome che iniziava per B tendeva a fare donazioni per Bush.
Tutte le ricerche di cui ho notizia si sono svolte nel mondo anglosassone, sarebbe interessante qualche studio serio anche in Italia usando i codici linguistici italiani.

 

Ettore Panella

 

Questo articolo ha 2 commenti

  1. Zi

    Salve, mi interessa molto questo articolo, potrei mettermi in contatto con l’autore? sarebbe davvero interessante ed utile per una ricerca che sto facendo. grazie mille

    1. admin

      certo, scrivi a info at sublimia . it

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